Ogni demonologia è legata all’inizio ad una rappresentazione dell’aldilà.
Nella scrittura cuneiforme, il “daimon” è espresso da due ideogrammi che vanno ad indicare lo spirito del defunto (GIDIM e UDUG).
L’esempio più antico dell’ideogramma UDUG risale alla prima dinastia babilonese, mentre GIDIM apparve solo in epoca cassita.
In Mesopotamia il concetto di demone si collega all’idea del soffio di vento.
Infatti possiamo vedere che l’evoluzione del termine latino anima, anima dei morti, si può paragonare a quella della parola babilonese sharu, soffio vitale.
Inoltre ritroviamo l’idea di soffio in una serie di demoni spettri che portano i nomi: “vento del deserto, vento malvagio”.
I demoni dell’aria sono i demoni delle tempeste.
Ad esempio il demone guardiano dell’ottava porta degli Inferi. Idptu, è un demone del vento.
I “sette demoni” sono venti malvagi, ovvero forze malvage che prendono forma di vento.
DEMONI MALVAGI
La serie dei demoni malvagi fa parte della biblioteca di Assurbanipal, ed è sata pubblicata nel 1903 da R.C.Thompson.
Questi demoni sono figli della coppia Cielo – Terra e abitano le cavità della terra, i deserti.
I sette demoni sono: ALU, ASAKKU, ETEMMU, ILU LEMNU, NAMTARU, RABISU LEMNU e la LAMATSU.
Di seguito parleremo di alcuni di loro riportando le caratteristiche principali.
ALU: non ha bocca, viso, non sente e non ha arti.
Lui è uno spettro che assale di notte togliendo il sonno all’uomo. Lui provoca e paralisi notturne.
Lui è paragonato ad un uccello notturno.
NAMTARU: è il visir degli Inferi, messaggero della Dea Eresh-Kigal.
Lui è un demone distruttore, e anche lui non ha arti.
LAMASTU: è una vergine che assale le donne incinte e ruba i bambini.
Viene rappresentata come una leonessa con il volto pallido, orecchie d’asino, seni scoperti, mani sudice, dita lunghe, artigli e con veleno di scorpione (TH.Dangin,RA 18, 170)
Lei è al tempo stesso pura e impura, figlia del Dio del cielo Anu, il quale la fa cadere sulla terra a causa della sua malvagità.
Già qui si possono riscoprire gli archetipi dell’”Angelo caduto”.
Lei attacca coloro che non hanno una protezione divina.
Una formula magica contro di lei ci rivela i sette nomi del demone incisi su un antico amuleto ritrovato in Babilonia.
Anche in questo caso possiamo vedere l’importanza magica del numero 7 (7 demoni malvagi, 7 nomi, 7 guardiani degli Inferi).
Contro la Lamastu sono stati scoperti molti amuleti, sia in bronzo che in pietra ad Assur e in Babilonia.
Quello più importante è formato da una placca in bronzo, noto con il nome di PLACCA DEGLI INFERI.
Dietro questa placca il demone Pazuzu è raffigurato come un demone quadrupede tetrattero, con arti anteriori da leone, e quelli posteriori da uccello.
La parte anteriore della placca invece è divisa in 4 parti: nella prima vi sono i simboli divini; nella seconda sette demoni; nella terza un uomo malato sdraiato con due figure con pelle di pesce ai lati del suo letto (forse preti esorcisti); nell’ultima parte un ruscello con 5 pesci, e la Lamastu che stringe un serpente in ogni mano, due animali, un cane e un porcellino, poppano dai suoi seni. Lei poggia il ginocchio sulla schiena di un asino, sdraiato in una barca con la prua e la poppa terminanti a testa di serpente e di toro.
Articolo a cura di Cenani Vanessa
Fonte Geni Angeli e demoni