I Benandanti e la Caccia Selvaggia

Intorno al 1570 la Chiesa Cattolica tentò di far cessare alcune credenze riguardo le Streghe.

In Friuli ad esempio, gli Inquisitori notarono la sopravvivenza di credenze arcaiche, come ad esempio quella in cui durante le notti delle Quattro Tempora ( serie di tre giorni di digiuno e di astinenza, istituite dalla Chiesa al principio delle quattro stagioni dell’anno), alcuni uomini con la maschera partivano a cavallo per andare a sconfiggere le streghe della Piana di Giosafat.

Loro erano i Benandanti e l’esito della battaglia era fondamentale, in quanto se avessero vinto, il raccolto sarebbe stato abbondante, altrimenti ci sarebbe stato un anno di carestia.

Alla fine della battaglia, i Benandanti trovavano rifugio e viveri nelle case dei contadini.

La tradizione dice che non tutti potevano diventare Benandanti ma solo coloro che nascevano con la camicia.

Qualsiasi bambino nato con il sacco amniotico era destinato a diventare per scelta o per obbligo uno di loro, e il rito di passaggio avveniva al raggiungimento della maggiore età.

La levatrice, una volta nato il bambino, creava un sacchetto di protezione che quest’ultimo doveva portare al collo per tutta la vita.

Questi guerrieri inoltre avevano altri poteri oltre alla loro forza straordinaria in grado di sconfiggere le streghe.

Secondo la tradizione, riuscivano a guarire le persone colpite dal malocchio, dalle fatture o dalla magia nera in generale; e potevano vedere i morti in processione ed ascoltare le loro voci.

La processione dei morti o la caccia selvaggia si ritrova in un racconto del 1091, in cui si narra la scoperta da parte di un Monaco di essere un Benandante, proprio perché riuscì a vedere le anime dei morti.

Articolo a cura di Bernacchi Daniele

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